martedì 29 ottobre 2013

Il sogno veneziano di Paolo Giorza : Alba Barozzi rivivrà in Venezia ? di Carlo Lamberti

Qualcosa mi induce a pensare che il compositore Paolo Giorza, avesse composto i quattro atti della sua opera Alba Barozzi, nella speranza agognata che il melodramma potesse essere proposto in prima esecuzione al teatro "La Fenice" di Venezia, forse per ricordare i grandi successi di Giuseppe Verdi

Ma, il nostro Paolo non vide realizzarsi mai questo sogno in vita e, così,  emigrò nuovamente in America, dopo aver composto questa opera lirica su parole del Ghislanzoni (il librettista dell' Aida verdiana)



Dato che nella mia collezione posseggo il manoscritto, pensiamo, sia io che il Giorza, saremmo felici se la prima assoluta avesse luogo in Venezia

Carlo Lamberti








lunedì 29 luglio 2013

MARINO BOCCONIO nella VENEZIA trecentesca ed ALBA BAROZZI

Più volte ci siamo domandati poichè il compositore milanese Paolo Giorza, con le parole o i versi del librettista Antonio Ghislanzoni. abbia scelto il dramma di Alba Barozzi, riferentesi alla Venezia trecentesca

Marino Bocconio, o Boccone fu impiccato a quell' epoca in seguito alla congiura

testo di Carlo Lamberti




Scansione composta con pezzi della collezione Carlo lamberti


Marin Bocconio, o Bocco o Boccone (Venezia, ... – Venezia1299, o 1300), fu un maggiorente veneziano che, scontento per l’estromissione della sua famiglia dal Maggior Consiglio a causa della cosiddetta Serrata del Maggior Consiglio (28 febbraio 1297) e del predominio politico della fazione nobile – oligarchica, decise, assieme ad una dozzina di complici, di entrare armato in Maggior Consiglio e sterminare i suoi avversari.
Nel 1299 o nel 1300,la data è incerta viste le scarse notizie, raggruppò attorno a sé numerosi complici.
Tutto sarebbe filato liscio se qualcuno, ancor oggi ignoto, non avesse tradito. Secondo una leggenda narrataci dal famoso storico Giuseppe Tassini,che è riconosciuta dallo stesso come sicuramente falsa, a tradire i congiurati fu involontariamente lo stesso Bocconio che, parlando avventatamente in chiesa, si fece ascoltare dalle spie del governo.
Comunque sia andata il piano fu sventato in modo spettacolare (e forse non fu un caso ma un preciso monito agli avversari): il giorno stabilito il Bocconio, assieme ai complici, fu fatto entrare in Maggior Consiglio senza esser perquisito, quasi che il piano funzionasse ed, una volta dentro, furono chiuse le porte ed entrarono le guardie a disarmarli. Rei confessi Marin Bocconio e i suoi undici compagni furono impiccati la notte successiva mentre altri quarantadue partecipanti si salvarono con la fuga.
In seguito a ciò una legge (22 marzo 1300) rese più restrittivo il criterio per esser ammessi, inasprendo gli animi e mettendo le basi per la seconda congiura condotta da Bajamonte Tiepolo nel 1310

domenica 21 luglio 2013

VENEZIA nel 1300 al tempo del doge Gradenigo : Costumi di comparse e personaggi per l 'ALBA BAROZZI descritti da PAOLO GIORZA

Dalla collezione musica e spartiti Carlo Lamberti, eponiamo oggi l' elenco dei costumi per l' opera Alba Barozzi, che il compositore Paolo Giorza, in bella scrittura continuava ad elencare con precisione massima

Questo elenco è nella collezione sopracitata e rappresenta un cimelio di rara autenticità, essendo manoscritto dell' autore della "bella Gigogin"




Dalla collezione muszica e spartiti Carlo Lamberti



sabato 20 luglio 2013

il doge Pietro Gradenigo, vestito dei costumi da Paolo Giorza

Sempre dalla collezione musica e spartiti di Carlo lamberti, esponiamo il riquadro riguardante la meticolosa e precisa descrizione dei costumi per l' opera Alba Barozzi, all' epoca del doge Pietro Gradenigo

In questa rara descrizione in bella copia del Giorza, con precisione meticolosa di come vestire i personaggi, a partire da quelli del doge veneziano Pietro Gradenigo, scopriamo un' altra pagina di storia musicale dell' Ottocento

Le parole di testo del Ghislanzoni, faranno da complemento alla musica di Paolo Giorza, composta per l' Alba Barozzi, quale testamento dell' autore milanese

Così, dal manoscritto che il compositore ci ha lasciato, possiamo capire con quale attenzione avesse redatto questo elenco dei costumi per il
 suo secondo melodramma, ancor oggi inedito, alla vigilia del suo primo centenario della scomparsa






Dalla collezione musica e spartiti di Carlo Lamberti

Pietro Gradenigo (Venezia1251 – Venezia13 agosto 1311) fu il quarantanovesimo doge dellaRepubblica di Venezia dal 25 novembre 1289 alla morte.

Figlio di Marco, fu illustre politico e uomo risoluto e deciso, pronto a mettersi contro il papato e ad imporre i voleri di Venezia alle città più deboli. Durante il suo mandato si verificò la cosiddetta Serrata del Maggior Consiglio (28 febbraio 1297) ed in seguito a ciò vi furono tentativi da parte dei "borghesi" esclusi di prendere il potere che si concretizzarono in due tentati colpi di stato (Marin Bocconio1299 o1300 e Bajamonte Tiepolo1310). Nel 1310 in seguito a queste congiure nacque il famoso Consiglio dei Dieci. Sotto di lui la Repubblica rischiò di distruggersi in una logorante guerra civile, ma sconfitti gli avversari più potenti riuscì a placare la situazione e a far vincere la sua fazione che plasmò Venezia in senso oligarchico.

Pietro Gradenigo apparteneva ad una famiglia che risaliva a quella cosiddette "apostoliche" (le dodici che secondo la tradizione veneziana elessero il primo doge) e quindi, politicamente, apparteneva al partito "conservatore" che desiderava limitare la possibilità d’accesso al Maggior Consiglio da parte delle nuove famiglie di maggiorenti. Questa collocazione gli permise di fare una buona carriera politica ma gli alienò la simpatia di parte del popolo che lo vedeva come un "uomo del potere". Alla morte del doge Giovanni Dandolo nel 1289 nonostante la sua giovane età riuscì ad esser eletto doge dopo un’estenuante lotta contro Jacopo Scopulo Tiepolo, discendente diretto dei dogi Lorenzo Tiepolo e Jacopo Tiepolo e rappresentante delle classi "minori", che era stato eletto a furor di popolo ma non secondo la forma stabilita. Il Tiepolo, per evitare una guerra civile, preferì ritirarsi ma questa divisione rimase insanabile fino alla rivolta del 1310. Il Gradenigo era sposato con Tommasina Morosini.

Doge Pietro Gradenigo.png

Pietro Gradenigo inginocchiato davanti a San Marco.